Qualche
giorno fa passavo su Sky Arte e iniziava un programma- che poi ho scoperto
essere un docu-film- dal titolo "Ermitage-Il potere dell'arte".
Un documentario del 2019, uscito anche al cinema, che narra la storia
dell'Ermitage che è anche la storia di San Pietroburgo e della Russia. Un
viaggio attraverso saloni sfarzosi, capolavori e sculture che hanno segnato la
storia di un paese ma che hanno costituito anche un ponte tra diversi paesi e
culture. Una città vista di giorno e con il buio della sera e le luci accese che
la rendono magica, atmosfere suggestive, immagini spettacolari, musica e documenti che sono testimonianza di un mondo fatto di luci e di
ombre, di ricchezza e di povertà .
San Pietroburgo, una città fondata da Pietro il grande nel 1703, in una zona
paludosa e inospitale, una città che si dice costruita sugli scheletri,
quelli di coloro che l'hanno costruita e ne sono diventati vittime tra durezza
di condizioni climatiche e lavorative.
Toni Servillo ci accompagna nel racconto di un passato fatto di ricchezza,
cultura, arte ma anche tragicità e lo fa attraverso la storia delle
acquisizioni del museo ma anche attraverso il racconto delle vicende storiche e
dei sovrani che hanno regnato tra passioni, squilibri e repressione del
dissenso.
Caterina II, amante dell'arte, è colei che fa grande la Russia e attraverso le
riforme e i consigli di personaggi come Diderot e Voltaire allarga gli
orizzonti culturali del paese e anche quelli del museo grazie ad una enorme
espansione della collezione. Intanto però dietro alla città che costruisce
palazzi sontuosi, arricchisce le collezioni e dà grande importanza all'arte,
c'è la servitù della gleba, c'è il popolo che muore di fame, c'è il lungo viale
Nevskij che testimonia gli squilibri sociali della città .
Il malessere della città viene raccontato attraverso le parole degli
intellettuali del tempo e poi sfocia nella rivoluzione che cambierà per sempre
la Russia.
Arriviamo al 1917, alla fine dello zarismo, alla caduta dei Romanov e all’atroce
assassinio dello zar Nicola II, della sua famiglia e di alcuni del suo seguito,
il racconto di un evento così atroce che anche i fan della celebre leggenda di
Anastasia non guarderanno più allo stesso modo quella tragica storia. Lenin, l’inizio
del potere sovietico, fino ad arrivare alla seconda guerra mondiale, all’Ermitage
svuotato delle sue opere che trovano rifugio altrove e al duro assedio di
Leningrado, un evento che ancora riecheggia nella memoria di chi ha vissuto lì
e dei suoi discendenti, un evento che lascia una enorme scia di sofferenza e
morte e un doloroso ricordo in chi vive. Viene in mente un famoso romanzo, Il cavaliere d’inverno, di una
scrittrice originaria della russa, Paullina Simons, la storia di un amore nell’Unione
Sovietica al tempo di quell’assedio fatto di mancanza di cibo, di freddo e di
lotta alla sopravvivenza.
Nel racconto della capitale culturale della nazione non può mancare la lettura
di poesie e passi di romanzi dei più importanti scrittori russi, da Puškin a Dostoevskij alla poetessa- o come voleva farsi chiamare
lei “poeta”- Achmatova, solo per
nominarne alcuni.
“Esistono a Pietroburgo, Nasten'ka, alcuni strani cantucci, anche se voi non li conoscete. In quei luoghi sembra che non giunga quel sole che rifulge per tutti gli abitanti di Pietroburgo, ma un altro sole, come ordinato appositamente per quei cantucci, e risplende di una luce diversa, particolare. In quei cantucci, cara Nasten'ka, sembra svolgersi una vita diversa, non somigliante affatto a quella che ribolle intorno a noi, una vita come potrebbe svolgersi nel trentesimo regno di fiaba e non da noi, nella nostra epoca così seria e così dura. Ecco, questa vita è un miscuglio di elementi puramente fantastici, ardentemente ideali e, ahimé, Nasten'ka, di elementi banalmente prosaici e abitudinari, per non dire inverosimilmente volgari”
La voce di
Toni Servillo ci legge gli autori del tempo, qui Dostoevskij ne Le notti bianche, che racconta la sua
Pietroburgo, una città dai tanti contrasti, fatta di ricchezza e di povertà e
lui ha interesse per gli ultimi, per un’umanità infelice e tormenta. Facciamo un
viaggio nella sua casa museo e ascoltiamo la sua storia fino alla fine.
Mi colpisce il racconto della vita della poetessa Achmatova, una donna che è
sopravvissuta a quel potere che non ha risparmiato i suoi colleghi, un potere
che però “le ha fatto il vuoto attorno”. La sua statua è collocata di fronte
alla prigione di Krestj perchè lì lei stava ad aspettare giorno e notte di avere
notizie del figlio arrestato, come tante altre donne. Questo scrive nel suo
Requiem:
"E se un giorno in questo paese
Pensassero di erigermi un monumento,Acconsento ad esser celebrata,
Ma solo a condizione di non porloNé accanto al mare dov’io nacqui:
Col mare l’ultimo legame è reciso,Né nel giardino dello zar presso il desiato ceppo,
Dove l’ombra sconsolata mi cerca,Ma qui, dove stetti per trecento ore
E dove non mi aprirono il chiavistello.Perché anche nella beata morte temo
Di dimenticare lo strepito delle nere «marusi»,Di dimenticare come sbatteva l’odiosa porta
E una vecchia ululava da bestia feritaE che dalle immobili palpebre di bronzo
Come lagrime fluisca la neve disciolta
E il colombo del carcere che tubi di lontano,
E placide per la Neva vadano le navi."
Un viaggio
suggestivo e potente quello di Ermitage-Il potere dell’arte, un
viaggio fatto di storia, di arte, di letteratura, di frasi da ricordare e paesaggi
indimenticabili. Dopo questa visione vorrete a tutti i costi visitare questa
città piena di storia, camminare per quelle sale dell’Ermitage che a fine
Ottocento apriva finalmente al pubblico e riversava fuori tutta la sua
bellezza.
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