Recensione ONE DARK WINDOW di Rachel Gillig

Buongiorno lettori e lettrici, oggi vi parlo di One dark window di Rachel Gillig, un fantasy che è appena uscito in Italia ed è il primo libro della dilogia The Sheperd King. 


Titolo: One Dark Window (The Shepherd King #1)
Autrice: Rachel Gillig
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2024
Editore: Giunti Editore
Pagine: 464
Trama:

La città di Blunder è circondata da una nebbia che rende folle e infetto chiunque vi entri in contatto. Elspeth conosce bene quella magia, perché scorre nelle sue vene in quanto infetta. Ma la deve tenere nascosta, perché la magia è bandita, pena la morte. Nessuno deve sapere che è costretta a convivere con l’Incubo, un mostro, uno spirito antico intrappolato nella sua mente, che le parla e la protegge. Tutto cambia quando incontra un bandito nella foresta, un uomo affascinante e misterioso, ma che è anche a capo degli uomini più pericolosi della città. Elspeth viene così trascinata in un mondo di ombre e inganni, in cui il confine tra la ragazza e il mostro diventa sempre più labile... Fantasy, gotico e romance in un bestseller internazionale.

Recensione

One dark window è un fantasy dalle tinte dark, che non manca di una parte romance e che si delinea come una misteriosa fiaba oscura.

La città di Blunder, al centro della storia, è circondata da una nebbia che rende infetti e folli se attraversata. L’Infezione può generare una magia in chi la vive, ma può portare anche ad una Degenerazione, perché la magia ha sempre un prezzo. Elspeth è stata infettata all’età di nove anni e adesso convive con una magia terribile e un mostro dentro di sé (l’Incubo), che le parla e talvolta la protegge. La magia, però, è bandita e gli Infetti sono perseguitati dal re e dai suoi Paladini, perciò Elspeth è stata costretta a celare la sua magia e, allontanata dal padre, a vivere con gli zii, nascondendosi. Quando incontrerà il capo degli uomini che perseguitano gli Infetti, arriverà per lei il momento di uscire dalla sua casa e fare la sua parte in una missione più grande, che contribuirà a farle scoprire qualcosa di più sull’Infezione, sul mostro e sulla magia che si cela dietro le Carte. Perché a Blunder c’è ancora una magia che resiste e a cui si ricorre abitualmente ed è quella delle Carte della Provvidenza, dietro cui si nasconde la chiave per liberare la città dal male che la affligge.




«C'era un tempo una fanciulla» dissi, «buona e di mente lesta, che si attardò tra le ombre profonde della foresta. C'era anche un Re, un pastore, un uomo, che governava la magia e scrisse un antico tomo. I due erano insieme, ed erano la stessa cosa...» […] La fanciulla, il Re... uniti, una creatura mostruosa.

Fin dall’inizio la storia di One Dark Window si distingue per elementi un po’ diversi dal solito e per un sistema magico molto particolare. La magia raccontata è di due tipi: c’è quella legata alla nebbia, che rende infetti e che può portare a sviluppare dei poteri magici da una parte e una degenerazione (fisica e/o mentale) dall’altra e c’è una magia legata a delle Carte magiche e quindi a chi le possiede. La prima è condannata e costringe chi è infetto a nascondersi dal re e dai suoi Paladini, mentre la seconda è quella consentita e comunemente utilizzata attraverso le Carte. L’altra particolarità di questo sistema magico, infatti, riguarda le dodici Carte delle Provvidenza, create da un antico Re Pastore dopo aver ottenuto una magia potente da una divinità un tempo venerata. Da esse deriva una magia che oscilla tra vantaggi ed effetti negativi. Proprio la magia legata al Re Pastore, allo Spirito della Foresta e alla Carte ha però determinato la situazione attuale di Blunder. A partire da questo sistema magico - in cui tutto è collegato e in cui la magia ha sempre un prezzo -e dalla storia che c’è dietro, è stata sviluppata una trama originale e diversa dal solito, capace di incuriosire e suggestionare.

L’ambientazione non è troppo complessa, ma risulta chiara e suggestiva, mentre la parte più interessante e su cui si è maggiormente concentrata la costruzione di questa storia riguarda la magia, la Carte e il Re Pastore. Le informazioni relative a questo mondo e a tutto ciò che ad esso si lega vengono fornite gradualmente nel corso della storia, riuscendo così ad evitare di appesantire la lettura e a renderla chiara. 

Appesantisce, però, la lettura lo stile di scrittura dell’autrice, la quale crea una storia molto descrittiva, che aiuta in alcuni punti, dove l’andamento lento risulta proporzionato al tipo di racconto, ma risulta eccessiva a lungo andare, quando si sofferma su scene, descrizioni e dialoghi di minore rilevanza. Alla fine, quindi, in poco più di quattrocento pagine, accade meno di quello che potrebbe e ciò rischia di mandare in blocco la lettura, soprattutto nel mezzo. Nel complesso, però, la scrittura è piacevole e quindi la lettura riesce a procedere con fluidità.

Il taglio young adult della storia si percepisce nella descrizione di personaggi, scene e dialoghi, che talvolta risultano fanciulleschi e basilari, arrivando a risultare meno cupi e meno gravi di quanto richiedeva il tipo di trama. Si lega a questo anche una sensazione di innaturalezza, soprattutto di alcuni dialoghi. Pesa un senso di “già visto” in alcuni elementi, che potevano essere elaborati di più, in modo da maturare e raggiungere un livello di complessità maggiore a livello di forma – assumendo quella più appropriata e valorizzante - e risultare più maturi anche a livello contenutistico. Nell’ultima parte, però, questi aspetti sembrano pesare meno e la storia giova di questo cambiamento.

Per quanto riguarda i personaggi, sia quelli principali che i secondari non dispiacciono e riescono a svolgere in modo sufficiente il loro ruolo nella storia. Anche qui, però, ci sarebbe stato bisogno di un lavoro maggiore, soprattutto sui due protagonisti.

Elspeth è una ragazza di vent’anni che, all’età di nove anni, ha vissuto l’Infezione e ne è uscita con una magia “strana e terribile”, che l’ha portata a vivere con dentro di sé un mostro, l’Incubo delle Carte della Provvidenza, che le parla, la protegge, ma porta con sé anche altri effetti. Per aver vissuto l’Infezione, la ragazza è stata nascosta dal padre, capo dei Paladini (proprio coloro che danno la caccia agli Infetti), ed è cresciuta insieme agli zii e ai cugini in una casa in mezzo alla foresta. 

La protagonista, dunque, presenta l’ingenuità di chi ha vissuto una vita appartata, in cui ha dovuto celare la propria vera essenza. A volte, però, risulta più ingenua dei suoi vent’anni, altre volte sembra tirar fuori un carattere un po’ più deciso, che mal si addice al suo vissuto. Risulta un personaggio difficile da inquadrare, come se l’autrice non avesse ben chiara la sua indole. Sembra che il suo carattere sia sempre diverso, risulta spesso abbastanza succube di ciò che le accade, fragile e impaurita, con sprazzi di coraggio che stonano con il resto. Elspeth non spicca particolarmente, non riesce a delineare un percorso in cui riesca a imporsi gradualmente come eroina che prende in mano la propria vita e affronta il mostro nella sua testa e le sfide che il mondo le pone davanti. Nell’ultima parte del libro, però, la sua voce si fa più forte e il personaggio risulta più stabile.

Ravyn è il capo dei Paladini, ha qualche anno più di Elspeth ed è apparentemente impassibile e severo, un uomo dalle tante maschere e che porta con sé alcuni segreti. Ciò che non dice (almeno non subito) lo avvicina ad Elspeth e ben presto i due si alleeranno per portare avanti gli stessi piani. Le sue azioni e i suoi scopi, oltre che la verità su di lui, porteranno fuori un carattere capace di affetto e di premura, di dedizione e determinazione. Rimane però un personaggio che non spicca particolarmente, senza infamia e senza lode, mai malvagio nonostante il suo ruolo (di fatto le azioni legate al suo ruolo di capo dei Paladini vengono a malapena raccontate).

C'era qualcos'altro in lui che esercitava su di me un'attrazione irresistibile. Qualcosa che mi era sfuggito, presa com'ero dal nostro gioco di simulazione. Qualcosa di antico, nato dal sale. Eravamo la stessa cosa, Ravyn e io. Depositari di una magia secolare e terribile. Cresciuti nel segreto, nelle mezze verità. Eravamo il lato oscuro di Blunder, la dimostrazione vivente che la magia, sfrenata e selvaggia, prevaleva, per quanto i Rowan tentassero di annientarla. Eravamo la cosa di cui bisognava avere paura. Eravamo l'equilibrio.

Non si può dire esattamente che siamo di fronte ad un enemies to lovers, perché, nonostante i ruoli dei due, il loro rapporto è fin da subito di curiosità e avvicinamento, a causa di alcune circostanze. Per lavorare insieme dovranno escogitare un piano, il che porterà ad un finto corteggiamento, che però non viene granché raccontato. 

La parte romantica non sembra funzionare benissimo e risulta superflua, inserita più per dovere che per reale necessità. Manca l’evoluzione del rapporto, perché il passaggio dalla conoscenza alla collaborazione e poi ai sentimenti non viene raccontato nel tempo. Si passa alla vicinanza fisica senza che si sia vista la nascita e lo sviluppo dell’attrazione, rendendo poco credibile e poco forte la parte romantica. Sicuramente non è la parte su cui punta (o potrebbe contare) questa storia.

Curioso il personaggio del mostro e interessante la sua storia. Entrambi risultano misteriosi e ambigui, con verità che si scoprono gradualmente. In realtà, non si può dire che questa storia sia imprevedibile, perché il più delle volte si intuisce ciò che verrà raccontato. Nel complesso, però, il racconto affascina, soprattutto nella parte finale, che è quella in cui il tutto è gestito con maggior consapevolezza.

Una storia che quindi funziona meglio per alcuni elementi e meno per altri. A causa del taglio young adult e del modo in cui sono sviluppati alcuni elementi, viene banalizzata, quindi non valorizzata nel modo in cui potrebbe, ma le idee di base sono interessanti e lo sviluppo spesso accattivante, con alcune scelte più apprezzabili di altre.  Il finale è la parte con la migliore riuscita, in cui il ritmo si fa incalzante e i fili della trama arrivano a convergere, per un risultato di impatto. Proprio la parte finale incuriosisce e spinge a desiderare il seguito.

Un fantasy dalle tinte dark, adatto ad un pubblico giovane ma che può piacere anche ad un pubblico un po’ più adulto se meno esigente. L’originalità di alcuni elementi e del loro sviluppo rendono One Dark Window un libro di apprezzabili suggestioni.


il mio voto
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Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea omaggio.




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