Recensione THE JASAD HEIR. DALLE CENERI SORGERÀ UNA REGINA di Sara Hashem

Buongiorno lettori e lettrici, oggi vi parlo di The Jasad Heir, libro d’esordio della scrittrice egizio-americana Sara Hashem e primo libro della dilogia The Scorched Throne, ispirata all’antico Egitto. Un fantasy che mi ha catturata fin dalla trama e che non ha deluso le aspettative.

Titolo: The Jasad Heir. Dalle ceneri sorgerà una regina
 (The Scorched Throne #1)
Autrice: Sara Hashem
Data di pubblicazione: 15 ottobre 2024
Editore: Il Castoro (Off)
Pagine: 552
Trama:

Dieci anni fa, il Jasad fu dato alle fiamme. La sua magia fu bandita. La famiglia reale assassinata. O almeno, questo è ciò che Sylvia vuole che la gente crede. L’Erede del Jasad è in realtà scampata al massacro e intende rimanere nascosta, soprattutto dall’esercito di Nizahl, che continua a dare la caccia al suo popolo. Ma un momento di rabbia cambia tutto. Quando Arin, l’Erede del Nizahl, insegue un gruppo di ribelli jasadi nel suo villaggio, Sylvia rivela accidentalmente la sua magia e cattura così l’attenzione. Ora l’Erede del Jasad, che tutti credono morta, è costretta a fare un patto con il suo più grande nemico: aiutarlo a cacciare i ribelli in cambio della vita. È l’inizio di un gioco mortale. Sylvia non può permettere che Arin scopra la sua vera identità, anche se l’odio tra gli Eredi comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso. E mentre le maree cambiano intorno a loro, Sylvia dovrà scegliere tra la vita che vuole e quella che ha abbandonato.

The Scorched Throne:
1. The Jasad Heir. Dalle ceneri sorgerà una regina
2. The Jasad Crown (lingua originale luglio 2025)

Recensione

Sylvia è l’unica sopravvissuta della famiglia reale del Jasad, un regno che è stato dato alla fiamme e cancellato. La magia del regno è considerata pericolosa e quindi è stata bandita, mentre i sopravvissuti sono fuggiti, disperdendosi negli altri regni e celando la propria identità. Tutti credono che la famiglia reale sia stata sterminata, invece Essiya (che ora si è data il nome di Sylvia), l’Erede di quel Regno, è sopravvissuta al massacro di dieci anni prima ed è decisa a continuare a nascondere la propria identità e a sopravvivere come può. Quando incrocerà la strada di Arin, il temibile Erede del Nizahl, e rivelerà la propria magia, contribuendo a far nascere dei dubbi sulla propria identità, sarà costretta a collaborare con il nemico e aiutarlo a dare la caccia ai ribelli del suo popolo in cambio della libertà. Prima di potersi dire libera, dovrà anche allenarsi al fianco di Arin per essere il suo Campione in un Torneo mortale che vede sfidare i Campioni dei vari regni. In tutto questo, cercherà di non far trapelare i propri segreti, compreso quello sulla sua identità. Nella strada verso la libertà, ad un certo punto, entreranno in gioco anche pericolosi e inaspettati sentimenti.



The Jasad Heir racconta una storia più complessa di quanto ci si aspetterebbe leggendo la trama. Si parla di un Regno dalle vicende complicate, intriso di magia e distrutto per questo. C’è un popolo senza terra che fugge dai persecutori che condannano la magia; c’è Sylvia, che è l’Erede sopravvissuta ma che poco ricorda della sua infanzia nel regno e poco sa di ciò che ha davvero determinato quel massacro. Sylvia, che ha vissuto una vita durissima, senza una casa, senza affetti, lottando per sopravvivere e celando la propria identità, che conosce solo una parte della storia del suo regno e dei suoi nemici. Ci sono altri quattro regni con le loro tradizioni, le loro storie e le loro interazioni. C’è un Torneo mortale che vede sfidarsi i Campioni dei vari regni in nome di divinità che hanno deciso, un tempo, di porsi in un sonno profondo per non creare danni con la loro magia. Ci sono due gruppi di ribelli del Jasad che lottano per il loro regno perduto, ma seminando caos e seguendo metodi e scopi diversi. In tutto questo c’è l’Erede del regno del Nizahl, che è anche il Comandante dell’Esercito, che è spietato e che è figlio dell’uomo che ha posto fine al Jasad. L’incontro tra Sylvia e Arin e ciò che succederà dopo porteranno la storia lungo direzioni inaspettate, non solo per loro stessi ma per tutti i regni.

The Jasad Heir è un libro che, proprio per la sua complessità, che si svela strada facendo, dimostra di avere alle spalle un grande studio e quindi di riuscire a prestare attenzione a tutti i dettagli. Sono i dettagli, infatti, che rendono particolare, profonda e suggestiva questa storia e che determinano la sua riuscita. Si sentono le vibes degli epic fantasy, suggestioni di altre epoche e di terre lontane ed esotiche. Regni, divinità, famiglie reali, eserciti, ribelli, pericoli, antiche guerre, sfide, sentimenti e intrighi politici sono gli elementi che compongono questa storia e la rendono accattivante.

Il worldbuilding è abbastanza complesso e le informazioni su questo mondo vengono fornite lungo tutta la storia. In questo modo si riesce a entrare in modo naturale e graduale al suo interno, mantenendo la curiosità e l’interesse. Ciò che viene raccontato cela puntualmente dei risvolti ulteriori, un non detto che riesce a intrigare il lettore e a trasmettere un alone di mistero che perdura per tutta la storia e che pone in chi legge tanti interrogativi.

In realtà, la scrittura dell’autrice risulta a tratti un po’ macchinosa e diventa necessario ritornare più volte sugli stessi punti; per questo motivo, la comprensione ne risulta condizionata. Anche il worldbuilding,  che è ricco, non riesce ad arrivare sempre e per tutto in modo chiaro, perciò è difficile uscire dalla lettura con una comprensione completa di tutto quello che si è detto su questo mondo e sulle storie che cela. Nonostante questi aspetti, però, gli elementi che compongono la trama e il modo in cui questa viene portata avanti riescono a funzionare e a creare interesse, perciò le difficoltà vengono compensate.

La vera protagonista di questa storia è Sylvia, l’Erede del regno distrutto del Jasad. Una ragazza di vent’anni che, dopo la distruzione della sua famiglia e del suo regno, cerca semplicemente di vivere come può, sperando di riuscire a celare la propria identità e a non avere troppi problemi. In verità, Sylvia non è il suo vero nome, ma quello con cui finge di essere chi non è. La sua vita è già stata costellata di drammi e di sfide importanti, piena di sacrifici e sofferenza, di dolore e di rabbia. Ferita nel corpo e nell’anima, Sylvia è una ragazza che non ama il contatto fisico, che non si lascia mai toccare dai sentimenti e dall’affetto per qualcuno, che non si apre agli altri e che cerca sempre di cavarsela da sola. Sylvia è astuta, diretta, a volte brusca, si rimbocca le maniche e sicuramente non è una sprovveduta. Il modo in cui viene raccontato il suo complicato vissuto, con le conseguenze sul suo modo di essere e di vivere, danno spessore al suo personaggio, rendendolo interessante e credibile. È interessante seguirla nelle sfide che deve affrontare ed è interessante seguirla mentre cerca di capire chi è davvero, cosa prova nel profondo e come può agire. È forte ma sa anche porsi delle domande e imparerà a mettere in discussione il proprio essere e la propria conoscenza.

Dovrà essere più astuta e più forte di chi la circonda, dovrà lottare e cercare di vincere per avere la propria libertà. Perché la libertà è l’unica cosa che cerca e per cui agisce. Lei, che non è mai stata libera, che è sempre stata condizionata, plasmata e manipolata dagli altri, adesso vuole essere libera di agire e vivere senza condizionamenti. Prima, però, dovrà affrontare ulteriori sfide, ritrovare se stessa, riscoprire il suo passato e capire cosa è successo davvero tra i regni. Sylvia, a differenza di altre eroine, è imperfetta e fragile, sbaglia e deve imparare dai suoi errori, non ha interesse a porsi come regina del suo regno e guida del suo popolo e per questo il suo personaggio è ancora più verosimile e coerente.

Arin è il personaggio maschile che funge vagamente da co-protagonista, anche se colei che domina la storia e narra in prima persona è Sylvia. Arin è spietato, glaciale, controllato e scaltro. Studia i regni e i propri nemici, riesce ad essere un passo avanti agli altri, a calcolare nel dettaglio le proprie mosse e ad accorgersi delle bugie di Sylvia. Anche se emerge meno della protagonista, il suo ruolo e il suo modo di essere lo rendono interessante e gli conferiscono una certa rilevanza nella storia, per cui il personaggio riesce ad arrivare in modo convincente. Sicuramente c’è altro da scoprire su di lui.

Ciò che maggiormente mi ha colpito della storia è proprio il rapporto tra Sylvia e Arin. L’autrice ci racconta di una storia enemies to lovers in cui questa dinamica viene mostrata nella sua accezione più pura, passo dopo passo.  I due personaggi appartengono a popoli che sono nemici (lui dà la caccia ai jasadi, che devono quindi fuggire e celare la propria identità) e a regni che si sono combattuti fino alla distruzione di uno dei due. Sylvia e Arin appartengono a fazioni opposte, hanno dei pregiudizi reciproci (quelli di due popoli che sono diventati nemici) ed effettivamente vengono raccontati come nemici, senza lasciare il minimo dubbio sul fatto che lo siano. Questo vuol dire che neanche l’attrazione o i sentimenti romantici hanno spazio in questo loro percorso insieme (solo alla fine emergono) e ciò permette di rendere credibile il loro odio, che non viene distratto e inquinato da altri elementi che sarebbero stati inappropriati.

Questi due personaggi sono spietati, si odiano, si minacciano, sono sempre sospettosi e non perdono occasione di attaccarsi. Arrivano però a dover collaborare e quindi passeranno del tempo fianco a fianco. Questo tempo insieme, per fortuna, non finisce per sovrastare il resto: i momenti dedicati esclusivamente alla protagonista risultano prevalenti e c’è ampio spazio per le interazioni con altri personaggi. La storia, quindi non si lascia distrarre da questa collaborazione e rimane focalizzata sugli obiettivi portati avanti dai due personaggi separatamente più che da loro due insieme. Per quanto riguarda il rapporto di coppia, esso evolve nel tempo e richiede quasi tutta la storia per lasciare spazio a sentimenti d’affetto (si vedono solo negli ultimi capitoli). Proprio per questo l’autrice dimostra di saper sviluppare nel modo più coerente e appropriato la dinamica dell’enemies to lovers, rispettando le attese. Una rarità al giorno d’oggi.

Un rapporto che segue uno sviluppo slow burn (estremamente slow), che intriga e che riesce a creare un’atmosfera di tensione sempre accattivante, anche quando non sono in gioco sentimenti diversi dall’odio. Per questo motivo, anche i fan delle storie romantiche non dovrebbero avere problemi ad essere coinvolti dalle interazioni tra i due personaggi. Il passaggio ai sentimenti è leggermente veloce, nel momento in cui accade, e poteva ricevere un’attenzione maggiore, ma nel complesso rimane un rapporto che segue un andamento costante e che rimane intrigante. Un po’ di romanticismo, quindi, c’è, ma non è l’aspetto su cui punta questa storia.

The Jasad Heir racconta di un confine tra bene e male per niente netto e riesce a giocare con la trama in modo da rappresentare perfettamente questa difficoltà di distinzione tra i due. Alleati e nemici si confondono e tutti agiscono per cause in parte ignote e in parte comprensibili. La fiducia è sempre in bilico e in ogni momento le alleanze possono essere messe alla prova. La storia, nel complesso, procede con lentezza, dando spazio alle descrizioni e a tutti i dettagli che ritiene necessari, perciò potrebbe non essere totalmente apprezzata dai lettori che amano le storie più incalzanti e piene d’azione. Nonostante questo, la trama dà spazio a mistero, intrighi, tensione e suspense che rendono la lettura accattivante.

Tutti i personaggi riescono a essere ben delineati, anche quando non sono particolarmente approfonditi, contribuendo alla riuscita della storia. Alcune scene, soprattutto verso l’ultima parte del libro, risultano potenti e toccanti, scaricando tutta la tensione accumulata in precedenza. Io mi sono sentita particolarmente commossa e coinvolta in alcuni punti, ma in generale questo libro mi ha tenuto incollata alle pagine per quasi tutto il tempo.

The Jasad Heir è un primo libro interessante e accattivante, che mette in gioco vari elementi, sviluppandoli e combinandoli in modo complesso e sapiente, risultando efficace e potente.

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