Buongiorno lettori e lettrici,
oggi vi parlo di Destini incrociati di Lexi Ryan,
secondo e ultimo libro della dilogia fantasy These Hollow Vows. Il primo libro non mi aveva convinto molto, a
causa di vari problemi, sebbene la lettura non fosse andata male; questo
secondo libro, invece, è risultato migliore del primo e mi ha fatto vedere la
dilogia sotto una luce nuova.
A seguire la mia recensione, spoiler (per chi non
ha letto il primo) solo nelle parti in blu.
Editore: Mondadori
Pagine: 324
Trama
1.Promesse vane (recensione qui)
2.Destini incrociati
Recensione
Spoiler solo nelle parti in blu
Brie ha deciso di legarsi al principe
Sebastian, ma il prezzo è stato la sua vita. Dopo essere stata resa Fae
attraverso una pozione che l’ha resa anche immortale, ha scoperto di essere
stata ingannata dal suo amato principe della corte Seelie, il quale adesso
sembra pronto a unire le due corti e regnare. Brie, allora, tradita, ferita e
piena di rabbia, decide di scappare ma anche di portare giustizia. Si troverà
dapprima sola, poi sarà ospitata dal re dei Fae selvaggi e insieme proveranno a
salvare i bambini Unseelie tenuti prigionieri dalla regina Seelie. È proprio la
regina colei che minaccia le corti, che vuole impadronirsi del potere e
distruggere gli Unseelie, la cui corte si sta indebolendo. La guerra è alle
porte e Brie dovrà finalmente ricoprire il ruolo che il destino le ha
assegnato, ma prima dovrà scoprire come salvare
il regno fatato.
Lei che adesso ha il potere della corona
Unseelie e che può essere decisiva nell’assegnazione del trono. Dare al regno
fatato il sovrano giusto non sarà affatto facile, richiederà scelte, sacrifici
e compromessi, condurrà i personaggi attraverso missioni pericolose e farà
emergere verità inimmaginabili. In più, Brie dovrà vedersela con i sentimenti
traditi e con altri che sembrano essere sempre più forti e la spingono verso
quel principe oscuro che tanto la aiuterà durante questa storia. Sebastian da
una parte e Finn dall’altra, due uomini coinvolti in giochi di potere in cui
lei era una pedina, entrambi che hanno mentito, ma entrambi che hanno
dimostrato di volere il meglio per il regno e un posto nel cuore di Brie.
Ho iniziato Destini
incrociati con bassissime aspettative, con l’intenzione di chiudere la
dilogia, per completezza, ma senza crederci troppo. Invece Destini incrociati si è rivelato migliore del suo predecessore, in
grado di risollevarsi dai problemi precedenti e riscattare l’intera dilogia.
La trama si fa più articolata e complessa, veniamo a
conoscenza di altre situazioni che riguardano il regno fatato e veniamo
coinvolti in giochi di potere intricati e che svelano progressivamente nuove
prospettive.
Ciò rende la storia non solo più chiara e più ampia, ma anche
più accattivante, con dinamiche più complesse e movimentate, con intrecci
spesso non prevedibili e rivelazioni che attirano la nostra attenzione e
aumentano il mistero e la curiosità su ciò che accadrà.
Tante le idee in gioco, tante le nuove informazioni e
spiegazioni, abile il modo in cui l’autrice è riuscita a intrecciare i fili di
questa trama in modo sempre nuovo, man mano che si procede con la lettura. Una
storia che svela progressivamente nuove parti di sé e ciò contribuisce a tenere
il lettore incollato alle pagine, a infondere un senso di curiosità crescente,
anche quando alcuni elementi risultano un po’ più prevedibili.
La protagonista si troverà a dover fare la sua parte in un mondo
che sta andando a rotoli e che paga le conseguenze delle sue azioni e di quelle
di chi ha deciso, prima di lei, quale dovesse essere il suo ruolo e il destino
delle corti fatate. Così la seguiamo tra fughe, intrighi, strategie, missioni, un legame indissolubile e
sentimenti contrastanti, scoprendo di più su ciò che la circonda, su dinamiche
passate e presenti e sui personaggi in gioco.
Sicuramente questa storia riprende dinamiche già viste e i
cliché non sono pochi, ma riesce a giocare bene con questi elementi non cadendo
nel banale. La somiglianza maggiore e costante durante la lettura è con la
serie ACOTAR di Sarah J. Maas, ma nel complesso la storia riesce a discostarsi
dove serve e a creare qualcosa di somigliante solo nei dettagli.
L’autrice è riuscita a gestire bene anche il triangolo
amoroso: prevedibile dove andrà a finire l’amore della protagonista, ma
complesso e ragionato il suo sviluppo, che lascia spazio ad ambiguità, a scelte
combattute, ad atteggiamenti non necessariamente bianchi o neri. Qualche
passaggio è più semplice e banale, per il resto si costruisce un triangolo che
sa essere intelligente, che va oltre i sentimenti della protagonista per due persone
diverse e svela una realtà molto più ampia e che riguarda tutta la situazione
del regno fatato. Le scelte, quindi, non sono solo dettate dai sentimenti, ma
obbligate dalle circostanze esterne, che non contemplano i sentimenti ma solo
ciò che è giusto per il regno. Anche il lettore è combattuto, anche il lettore
sente l’amarezza per una situazione senza alternative, in cui scegliere il
regno potrebbe voler dire rinunciare ad ascoltare il proprio cuore.
I personaggi riescono ad essere molto gradevoli e il lettore
li segue nelle loro avventure, tra alti e bassi, tra sentimenti contrastanti e
decisioni difficili. Sono riuscita a sentire ciò che la protagonista ha vissuto
e ho apprezzato seguire il suo percorso di consapevolezza e maturazione, alla
scoperta di ciò che ha sempre fatto parte di lei ma che non ha mai riconosciuto.
Sebastian e Finn sono due personaggi che si scoprono meglio
in questo secondo libro, soprattutto Finn. Sebastian è quello che nel primo
emerge un po’ di più, che riesce a convincere il lettore e la protagonista e
che, nonostante le azioni discutibili, nonostante l’odio che il lettore
dovrebbe provare, finisce per rivelare la complessità delle sue ragioni e
quindi risulta difficile da odiare completamente e a volte facile da
comprendere.
Finn è il personaggio su cui si punta di più in questo libro,
quello che si svela maggiormente, nei suoi lati più dolci e protettivi. Mi è
piaciuto molto il suo personaggio, con la sua devozione, con il suo senso del
dovere e del sacrificio, con il suo amore. Mi ha ricordato moltissimo – anche
troppo- Rhys di ACOTAR.
Ammetto di avere un debole anche per il re dei Fae Selvaggi,
Misha, e di essermi affezionata in generale ai personaggi della storia. Vorrei
tanto leggere uno spin-off su alcuni di loro, considerando anche la
conclusione!
Temevo per la conclusione della storia, invece l’autrice è
riuscita a non cadere nel banale e a non regalare una conclusione semplice e
scontata. Non mi aspettavo le scelte fatte e sono soddisfatta di come si è
chiusa questa storia, anche se sulla fine è andata un po’ in velocità.
Sicuramente è una storia che, nei due libri, presenta chiare
somiglianza con altre storie e riutilizza dinamiche già sentite, ma l’autrice è
riuscita a migliorarsi con il secondo libro e in entrambi ha saputo intrecciare
i fili della trama in modo accattivante. Non è una dilogia realizzata al
meglio, ma riesce ad intrattenere bene. Io, nonostante tutto, ho divorato
entrambi i libri e, dopo questo secondo, mi sento di consigliarla, anche solo
per leggero intrattenimento (senza troppe aspettative).
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