Buongiorno lettori e lettrici,
oggi vi parlo di Stuck di Marilena Barbagallo, secondo
libro della Red Oak Manor Collection.
La serie di compone di dieci libri autoconclusivi, ognuno scritto da un’autrice
diversa, ognuno che racconta la storia di una coppia diversa, ma tutti legati
dal Red Oak Manor, l’orfanotrofio che ha visto crescere i protagonisti delle
storie. Dopo aver adorato Wings ero
curiosa di leggere anche Stuck,
anche se la lettura si è rivelata molto diversa da quello che immaginavo (e
cercavo). Ve ne parlo a seguire.
Data di pubblicazione: 5 settembre 2023
Pagine: 512
Red Oak Manor Collection:
1.Wings (recensione qui)
2.Stuck
3.Issue
4.Misty
5.Wrong
6.Cruel
7.Candy
8.Caged
9.Jaded
10.Shane
Recensione
Stuck di Marilena Barbagallo racconta la
storia di Dylan e Arya, un ragazzo e una ragazza che sono cresciuti nel Red Oak
Manor, l’Orfanotrofio di Red Oak Town, dove si sono conosciuti e si sono
innamorati. La storia dei due, singolarmente e insieme, non è affatto semplice.
Dylan è stato abbandonato all’orfanotrofio appena nato e qui è cresciuto con il
desiderio di trovare una famiglia, infranto, però, molto presto, dalle violenze
e dalle attività in cui è stato coinvolto dal proprietario del maniero. Arya è
arrivata all’orfanotrofio da adolescente, quando le violenze del compagno della
madre nei confronti di quest’ultima- non capace di badare alla figlia a causa
delle sue dipendenze- hanno raggiunto il
limite.
Due ragazzi segnati dalla vita, che si incontrano da
adolescenti, al Maniero, dove vivono insieme ad altri ragazzi come loro. Qui
nasce il sentimento tra i due, ma è un sentimento contrastante, che fa star
bene ma riesce anche a ferire. I due sembrano respingersi e attrarsi, lui cerca
di imporsi, con prepotenza, con aggressività, ferendo anche quando ama. Arya, invece,
sa amare in modo intenso e puro, ma continua a sentirsi attratta da Dylan,
anche quando lui la ferisce, anche quando la fa arrabbiare, anche quando sembra
che di lei non gli importi nulla.
Alla fine, comunque, la vita, sempre molto dura, li divide, e
sarà solo dieci anni dopo che si incontreranno di nuovo, riscoprendo i
sentimenti che li hanno sempre uniti. Intanto, però, Arya è diventata una
famosa attrice di Hollywood, mentre Dylan è ancora coinvolto in brutti giri,
nello spaccio e nella violenza. I pericoli della vita di lei e quelli della
vita di lui li uniranno e li divideranno ancora una volta, senza però
cancellare i sentimenti e la passione.
Stuck è un libro molto duro, che tratta
tematiche molto serie e gravi e lo fa per tutta la durata della storia. È un
libro che si ammanta di oscurità e di negatività, quelle che emergono dalla
violenza, dall’aggressività, dalla prepotenza, dalla rabbia, dagli abusi, dall’abbandono,
dalla criminalità, dallo spaccio e dalla dipendenza da sostanze stupefacenti.
Questi sono gli argomenti toccati da questa storia, che si propone di
raccontarci l’amore tormentato tra un ragazzo e una ragazza, ma che in realtà
finisce per concentrarsi per lo più sul suo problematico protagonista maschile
e sul rapporto tormentato e “tossico” che instaura con le persone attorno a
lui, compresa Arya, a causa del suo passato.
Stuck ci racconta la storia di Arya e di
Dylan, alternando continuamente passato e presente, attraverso il POV di Arya e
quello di Dylan. Un’alternanza che ci permette di scoprire nel profondo la loro
vita, prima, durante e dopo il Maniero, tra difficoltà, paure, fragilità,
sentimenti e vissuti terribili. È però anche un’alternanza che, nel suo essere
serrata, nel suo svilupparsi avanti e indietro, anche all’interno di uno stesso
capitolo, potrebbe far sentire il lettore frastornato. Forse poteva essere
gestita in modo più equilibrato, con meno salti avanti e indietro a breve
distanza, ma sicuramente è efficace nel fornire il quadro completo del vissuto
dei protagonisti.
Arya è la protagonista che, nonostante la vita difficile,
riesce a mantenere l’atteggiamento più positivo, mantiene una dolcezza e una
speranza che bilanciano l’oscurità di Dylan. Lei, contrariamente al
protagonista maschile, riesce a risollevarsi da un passato difficile per
costruire il futuro che desiderava, quello migliore per lei, anche se non privo
di difficoltà e pericoli.
Arya, però, rimane innamorata e presa da Dylan, nel passato e
nel presente, e questo un po’ fa storcere il naso, dato che meriterebbe
qualcosa di meglio di quello che lui le ha dato. Nonostante gli atteggiamenti e
la vita condotta da Dylan, Arya rimane innamorata di qualcosa di buono che vede
in lui, qualcosa che purtroppo al lettore non è dato vedere, perché il loro
rapporto inizia come un colpo di fulmine, come una sensazione di unione che
sentono dentro quando ancora non si sono conosciuti davvero.
“Anche nei momenti in cui
sembra volermi spogliare con gli occhi, io mi sento bene. Anche quando tenta di
imporsi, io mi sento felice. Anche quando diventa arrogante, io so di essere
nel posto giusto. Perché lui non vuole denudarmi, lui vuole conoscermi. La sua
prepotenza è figlia di un’esplosione, quella che vuole a tutti i costi
schizzarmi dentro, come se volesse, a sua volta, farsi conoscere.”
Questo sentimento che nasce a prima vista, che rimane vivo
nonostante l’indifferenza e gli atteggiamenti non sani di lui nei confronti di
lei, mi è sembrato privo di basi sufficienti a giustificarlo.
Dylan è il personaggio che emerge di più, raccontato durante
l’infanzia, poi nel periodo dell’adolescenza e infine all’età di 27 anni. È
proprio lui il personaggio che porta maggiore negatività e oscurità nella
storia, che disturba con i suoi atteggiamenti e perfino con il suo linguaggio.
Il suo desiderio, da bambino, era avere una famiglia, ma questo suo desiderio,
unito alla giovanissima età, l’ha portato ad affidarsi alle persone sbagliate,
pensando di trovare ciò che cercava, ricevendo invece tutto ciò che nessuno
bambino dovrebbe avere.
Sherman, il proprietario del maniero, diventa il suo
carnefice, lo coinvolge nello spaccio fin da bambino, lo punisce fisicamente
quando non segue i suoi ordini, lo minaccia, lo porta sulla cattiva strada,
alimentando la sua rabbia, la sua aggressività e la sua violenza. Tutta la vita
successiva ne viene segnata, così come la sua capacità- che diventa incapacità-
di costruire relazioni sane con gli altri e con il mondo. L’amore, per lui, si
dimostra attraverso la possessività, l’imposizione, la rabbia, le minacce,
l’aggressività e ciò lo si vede anche nel rapporto con Arya.
Abbandonato, maltrattato, cresciuto senza amore e cure,
interiorizza la violenza subita e la riproduce sugli altri, tra aggressività,
dipendenze e delinquenza, senza poter arrivare a riconoscere ed accettare il
proprio dolore. Dylan è un personaggio coerente nei suoi comportamenti nel
corso della storia e coerente con il proprio vissuto, ma non per questo diventa
facile mandar giù i suoi comportamenti, mentre più facile è rimanere
contrariati da ciò che fa.
“Ero abituato all’opportunismo.
Ero cresciuto nella corruzione, ero figlio dell’arroganza e della rabbia, e l’affetto
per me era un’arma da cui difendersi.”
Rimane però il fatto che la sua storia tocca, mette tristezza
e fa riflettere. Forse, la riflessione su ciò che è inaccettabile e inconcepibile,
su cosa non si dovrebbe fare e come non si dovrebbe essere, diventa la cosa
migliore che possiamo trarre dal suo personaggio.
In verità, mi sarei aspettata un suo percorso di
consapevolezza e di cambiamento, ma non l’ho visto. Il suo non si può dire tanto
un cambiamento, alla fine, e neanche il punto di arrivo di un percorso.
Sicuramente, però, le verità sulla sua vita e ciò che scateneranno arriveranno
a far colpo su di lui e sul lettore, travolto anch’egli da ciò che ha letto,
quasi come se l’avesse vissuto in prima persona.
La storia di Stuck
si concentra molto sul suo protagonista maschile, sui suoi comportamenti
antisociali, sulla negatività, psicologicamente indagata, che deriva dal suo
vissuto e dalle conseguenze di quest’ultimo, e così finisce per mettere da
parte l’attenzione ai fatti. Che Arya sia un’attrice di Hollywood diventa poco
rilevante, non porta ad uno sviluppo della trama intorno alla sua vita presente
o a quella presente di Dylan che si intreccia alla sua. Il loro presente, da
soli e insieme, viene raccontato, ma sempre in funzione del passato e di ciò
che è stato e che ancora è, senza avanzamenti rilevanti, senza eventi variegati,
dinamici, che possano catturare l’interesse intorno a nuovi sviluppi. Conta ciò
che hanno vissuto i protagonisti, soprattutto Dylan, conta come quello che
hanno vissuto li ha fatti diventare e come questo si riversa in un rapporto che
è ugualmente poco sano. La storia finisce per insistere sempre sul racconto di
questi aspetti ed eventi, che a lungo andare diventano ripetitivi.
Marilena Barbagallo, però, dimostra di essere consapevole
della storia che scrive, abile nel trattare argomenti così delicati, che hanno
bisogno di una cura particolare. L’autrice riesce a dimostrare quella cura, a
raccontare il personaggio di Dylan tra cause e conseguenze, indagando nel
profondo i suoi atteggiamenti, i motivi che li guidano, i pensieri e i
ragionamenti che determinano il suo agire. Si arriva a ragionare su di lui, sui
suoi comportamenti, sul rapporto che intrattiene con Arya, e lo si fa sia in
modo lucido, riconoscendo i problemi e le contraddizioni, sia in un modo
contorto, coerentemente con il fatto che i personaggi e i loro comportamenti
sono disturbati, distorti, quindi anche il modo di ragionare e giustificarsi lo
è.
“Da quando ci conosciamo,
non abbiamo fatto altro che guardarci a vicenda le ferite che non potevamo
nascondere. Quelle che portavamo addosso erano facili da vedere, semplici da
toccare, ma quelle che abbiamo tenuto dentro sono state svelate a fatica, si sono
spogliate giorno dopo giorno.”
Stuck non è una storia per tutti. Questa è
una storia da leggere consci del suo contenuto, consapevoli di quale soglia di
sensibilità si abbia e di quale sia la propria maturità e la propria lucidità,
quelle che servono a leggere di argomenti delicati e gravi cogliendone il
giusto messaggio, riflettendo ma non idealizzando o romanticizzando, che è un
po’ il rischio del trattare questi argomenti all’interno delle storie d’amore.
Stuck è un libro oscuro, violento,
durissimo, nel linguaggio utilizzato e nei fatti raccontati; è anche molto
lento dal momento che insiste ripetitivamente sugli stessi atteggiamenti ed
eventi, quindi, per me, per lo più pesante da leggere unito alla negatività
costante.
In questa che dovrebbe essere una storia d’amore, è proprio
il rapporto amoroso la parte che non ho gradito e di cui, in parte, neanche mi
è importato. Non ritengo l’amore raccontato né sano né desiderabile, non ho
desiderato che i due protagonisti stessero insieme e neanche ho gradito le
scene passionali, molto forti, molto fisiche, descritte come se sotto non ci
fosse alcun sentimento al di là della passione carnale. Questo dipende sia dal
tipo di rapporto raccontato ma anche dal gusto personale in fatto di storie
d’amore (quelle tossiche sono per me inconcepibili).
“E quando ami qualcuno e
pensi che quella stessa persona possa essere in grado di rovinarti, allora,
appena ne prendi atto, ti rendi conto che non è amore. Non può esserlo, se
rappresenta la tua fine. Perché l’amore non deve essere un punto, una chiusura,
un declino. Deve essere un quotidiano, infinito e indiscutibile inizio.”
Nella parte finale, invece, la storia si carica di potenza e
di intensità, che portano al punto di rottura non solo i suoi protagonisti, ma
anche i lettori. Tutte le emozioni accumulate si fanno sentire, tutto il
vissuto terribile e doloroso del protagonista ti travolge. Sul finale, lo
confesso, la storia mi ha toccato molto, mi ha commosso, in modo soprattutto
amaro, consapevole di quanta bellezza poteva esserci, nella vita dei
protagonisti e soprattutto di Dylan, ma non c’è stata, con conseguenze
terribili. Una riflessione che dal libro finisce per includere anche la realtà,
perché nella vita vera ciò che è accaduto a Dylan accade davvero e questo non
può farci rimanere indifferenti.
Mi è piaciuto rivedere i protagonisti del primo libro, verso
la fine, e posso dire che gli altri personaggi del maniero continuano ad
incuriosirmi.
Stuck non è il libro che cercavo o che amo
leggere, è un libro che mi ha turbato, mi ha destabilizzato, mi ha fatto
arrabbiare, che ho odiato per ciò che ha raccontato, ma ho compreso che forse
alcuni libri devono farti proprio questo. Probabilmente non dimenticherò
facilmente questa storia, anche se in un modo diverso da quello che speravo. Una
lettura che ognuno deve valutare in base alla propria sensibilità e ai propri
gusti.
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