Buonasera lettori e lettrici,
l’autrice italiana Deborah P.
Cumberbatch è tornata con il secondo volume autoconclusivo della serie sui pirati (Storm and Sea) e io sono stata travolta
dalle emozioni che mi ha suscitato questa storia. Come piume nel mare è ambientato cronologicamente dopo il primo libro, Come il mare e le stelle, e si concentra
su una coppia diversa, quella di Charles Vane e Cassandra, nonostante ci
riporti dall’equipaggio già conosciuto nel primo libro. Io consiglio di
recuperare il primo libro- che personalmente mi ha conquistato e di cui trovate la mia
recensione qui- per poi passare al secondo.
Cassandra è la Cantrice del Tempo.
Nel suo sangue scorrono profezie e note che attendono di essere cantate e predette.
Eppure, Cassandra non parla. La sua voce sembra essere stata inghiottita dallo stesso oceano che da anni le permette di fuggire. Un’ombra tra le onde, fedele alla promessa che ha pronunciato molti anni fa.
È tutto ciò che le resta, tutto ciò a cui può aggrapparsi nonostante il richiamo di un popolo a cui non può appartenere, di una vita da cui dovrebbe tenersi lontana.
Fino al giorno in cui vede di nuovo la sua aquila arrivare da lei.
Fino al momento in cui il pirata barbaro non la trova ancora una volta.
Charles Vane ha sempre saputo che questo mondo non l’ha mai voluto.
Ha strappato il posto che gli spettava dalle mani della Mietitrice e si è assicurato che il suo nome riecheggiasse negli oceani per incutere terrore in ogni angolo della Terra.
Attaccare prima di essere attaccato. Ferire prima che chiunque altro possa provarci.
Questo è tutto ciò che conta.
Fino al giorno in cui un uccellino non fa crollare ogni sua certezza.
Fino al momento in cui la Veggente dai capelli dorati non gli invade di nuovo l’orizzonte e il suo demone smette di gridare.
Due anime in fuga. Spezzate. In perenne guerra.
Eppure, la corda che li unisce sembra avvolgersi e annodarsi solo per far sì che si ritrovino. Solo per assicurarsi che si incontrino ancora una volta, qualunque sia il luogo.
Qualunque sia il tempo.
Come piume nel mare.
Recensione
Come piume nel mare è la storia del pirata Charles Vane
e di Cassandra, una ragazza che riesce a vedere e profetizzare il futuro,
proprio come la famosa profetessa del mito. Questa, però, non è solo una storia
d’amore, ma è anche la storia di un popolo che si è battuto e non si è arreso, per
mantenere viva la propria cultura e per continuare ad abitare le proprie terre.
La storia d’amore si intreccia ad una storia di coraggio, lotta e libertà,
quella dei nativi americani e quella dei due protagonisti.
Come piume nel mare non è un libro che mi ha preso fin
dalle prime pagine, come era stato per il primo, ma è un libro che ha richiesto del tempo per essere riconosciuto e apprezzato, che non ha subito messo tutte le
carte in tavola, che ha deciso di partire da lontano e si è mantenuto
abbastanza vago per una buona prima metà.
Questo è il motivo per cui, per buona parte, mi sono chiesta
dove si volesse andare a finire con questa storia e cosa si stava raccontando
esattamente. Andavo alla ricerca di concretezza, in una storia che continuava ad
essere enigmatica e astratta, che fluttuava sulle cose senza mai posarsi a
sufficienza per farmele conoscere davvero.
In tutto questo la scrittura di Deborah era altrettanto
astratta, giocava con le parole senza mai essere diretta, raccontando senza
entrare troppo, senza sbilanciarsi, senza fare quel salto che l’avrebbe portata
verso la meta.
Potrei dire che Come
piume nel mare non mi ha parlato subito, ma quando l’ha fatto ha tirato
fuori tutto quello che aveva da dire, tutto ciò che era necessario per lasciare
un segno.
Pur ritornando nello stesso mondo del primo libro, con gli
stessi personaggi, tra pirati e in mezzo al mare, con questo libro Deborah
capisce come differenziarsi dal precedente. La differenza la fa scegliendo di togliere
un po’ di spazio al mare, per portarci sulla terraferma, scegliendo eventi più
legati alla terra che al mare (per quanto sempre presente), ma ancora legati
alla ricerca e alla lotta per la libertà. In una parte di storia mi è mancato lasciare
il mare per la terraferma, ma ho apprezzato che questo fosse un modo per
variare rispetto al primo libro.
In questo secondo libro, la protagonista Cassandra ci viene
mostrata dapprima sola e in fuga, nei suoi tentativi di sopravvivenza, poi di
nuovo in compagnia dell’equipaggio che l’aiuterà a salvare il popolo che
rappresenta le sue origini.
Cassandra, infatti, è una Veggente: le sue visioni le
permettono di profetizzare il futuro, ma sono stati proprio quei sogni e quelle
immagini che si presentano sotto forma di note a costringerla a non parlare
più, a indurla a smettere di usare la propria voce, per evitare di portare
morte e distruzione, per evitare di far avverare le sue profezie.
Adesso, però, non può più scappare, perché il suo popolo è in
pericolo e lei deve salvarlo. Così, insieme al pirata Charles Vane e ad una
piccola parte dell’equipaggio di Eithnee, si dirige verso Massa-adchu-es-et,
verso le montagne blu, fino alla sua terra originaria, per mettere in guardia
il suo popolo e cercare di salvarlo contro chi vuole prendere tutto quello che
hanno, anche la loro vita.
Il viaggio non sarà facile, l’approdo neanche, perché in
quelle terre c’è diffidenza nei confronti degli stranieri, anche nei confronti
di Cassandra, la cui madre apparteneva a quella tribù, ora comandata da sua
nonna. Però viene accolta, e così arriva non solo a conoscere le abitudini del
suo popolo d’origine, ma anche a capire come lottare al fianco di quella tribù.
La accompagnerà Charles Vane, il pirata burbero, ferito dalla
vita, che con Cassandra ha un legame speciale, un’unione che sente ma non riesce
spiegare, che percepisce nel profondo, ma si rifiuta di ascoltare.
Strategie, pericoli, inganni, tradimenti e nemici potenti
costringeranno a lottare con le unghie e con i denti, per salvare persone,
vite, culture. La lotta sarà anche contro sentimenti difficili da accettare, ma
che potrebbero cambiare tutto, forse proprio salvare.
Come piume nel mare è un libro che parte da lontano e
che si prende del tempo per giungere nel vivo nella narrazione. La prima metà
richiede quindi tempo per sentirsi parte di questa storia, per capirne la
direzione e apprezzarla. La lettura è più lenta, ma quel tempo serve anche ai
protagonisti per arrivare dove devono, attraverso un percorso che è giusto, che
non brucia le tappe, che non vuole essere superficiale.
Dopodiché, la seconda metà si svolge in un crescendo che
stupisce e tiene con il fiato sospeso. Si entra gradualmente nel cuore degli
eventi, si colgono quei lati che spiazzano, sorprendono, ci portano su binari
che non avevamo immaginato, fino a spezzarci. Perché arriva anche quel momento,
quello in cui la situazione precipita, in cui sembra non esserci scampo, da cui
non si può pensare di uscire senza sacrificare qualcosa. Questa volta il
sacrificio sarà tanto potente da lasciare il segno. L’ultimo 20% del libro
scorre senza tregua, lasciandoci senza fiato, obbligandoci a trattenere ma, per
lo più, a non trattenere le lacrime.
Gradualmente Deborah collega tutti i fili della trama,
raggiungendo infine il massimo coinvolgimento emotivo, travolgendo il lettore
con il suo racconto suggestivo, toccante ed emozionante. Legando prologo ed
epilogo ci porta a scoprire le ragioni di tutto, ci racconta il dolore delle
scelte inevitabili, il coraggio del sacrificio, l’amara presenza di un destino
che dà e toglie, che scrive le vite di ognuno, che gioca con i fili di quelle
vite tra intrecci e tagli, in un disegno che sembra richiedere troppi
compromessi, troppi sacrifici, ma che alla fine premia con la bellezza di ciò
che resta.
Questa è una storia di due cuori solitari, di due vite ferite
e spezzate, che si trovano e scoprono un amore che mette a tacere le loro
ferite. Cassandra è una ragazza sempre in fuga, nel presente e dal passato. La
vita non è stata felice con lei, figlia di una madre fuggita dalla propria
terra e di un pirata che non c’è mai stato, sempre in lotta per la
sopravvivenza, finché non le è stato portato via tutto ed è stata costretta a
fuggire. Cassandra incassa, si fa andare tutto bene, resiste sotto spinte che
sono troppo forti per lei, troppo grandi per una ragazza giovanissima e sola.
Da sola lotta, cerca di sopravvivere anche se la vita non le fa sconti, non le
risparmia dolori e rinunce. Però rimane dolce, tenace e generosa. In questo suo
viaggio scoprirà l’amore, ma imparerà anche a non avere paura di far sentire la
propria voce- letteralmente e non- e crescerà attraverso nuove sfide e nuove
consapevolezze.
Tu sei una che
sopravvive.
Poi c’è Charles Vane, il pirata burbero, allergico alle
manifestazioni d’affetto, tormentato da demoni terribili per via di un passato
in cui l’abuso l’ha segnato. Evita i contatti, evita l’affetto, non riesce a
silenziare i propri demoni finché non incontra Cassandra, che invece quei
demoni sembra riuscire a silenziarli solo con la sua presenza. Allora si scopre
che forse c’è qualcosa di ancora recuperabile, che è ancora possibile toccare,
sentire, amare, se queste cose vengono trovate con la persona giusta, quella
che sa curare ogni ferita. Vane è un personaggio che tiene a distanza, da amare
con tutti i suoi demoni. È facile però apprezzarlo quando si comprende quello
che nasconde, ed è facile anche ridere e sorridere per le sue uscite e i suoi
pensieri, che apparentemente salvano la sua reputazione da uomo burbero e
cinico, ma che in realtà celano dell’affetto con cui, prima o poi, dovrà
smettere di lottare, pur rimanendo coerente.
Il problema è
quello scintillio di ostinata speranza che mi rivolge costantemente, come se
ancora credesse di poter scorgere in me un uomo migliore. Un essere umano degno
di questo nome. Qualcuno con un’anima e non
un ammasso informe fatto solo di grida e tenebre, di ricordi e corpi sudati, di
gemiti e rabbia divorante. Una persona intera e non un insieme di crepe e
squarci, un cumulo frastagliato che cela un nulla salvifico.
L’avvicinamento tra Charles Vane e Cassandra è molto
graduale, slow burn, passa attraverso tentativi di allontanamento e
vicinanza, tra collaborazione e momenti di incomprensione, tra sentimenti
positivi e negativi.
Charles Vane. Il
pirata che ho sempre visto arrivare e a cui non sono mai riuscita a prepararmi.
[…] Lui è l’aquila che canta nei miei sogni.
I loro tentativi di respingere l’affetto che provano, di
rinchiuderlo in una parte remota di loro stessi, sono tentativi di resistenza
che fanno male, che impediscono la felicità possibile, che quindi chiedono di
ricalcolare il percorso per dare ascolto a quel filo che li unisce e che li può
rendere liberi e felici. Il contrasto viene creato dalla dolcezza di lei e
dalla durezza di lui, dalle aperture di lei e dalle chiusure di lui.
Charles mi
guarda come se nessun altro orizzonte fosse mai stato più bello. Io lo guardo
come se non avessi mai desiderato altro orizzonte.
Deborah non poteva descrivere l’avvicinamento di queste due
anime spezzate in modo migliore e alla fine, lasciando tempo al tempo e spazio
ad entrambi di capire separatamente cosa provano, porta il rapporto al massimo
coinvolgimento, ad un’intensità che travolge. Perché Charles e Cassandra, con
il loro amore, travolgono tutto, anche il lettore.
Ha il sapore
di eternità, di desiderio. Profuma di casa, del luogo che stavo cercando da
tutta la vita.
La scrittura di Deborah gira attorno ai concetti, con
perifrasi che ci restituiscono un senso più profondo di ciò che viene
raccontato, che ci rendono più suggestivo e emotivamente forte il racconto. Nel
primo libro ho apprezzato molto questo tipo di scrittura, in questo secondo
libro ho trovato un manierismo più accentuato, che è diventato ridondante in
molti casi, soprattutto nella prima parte, che invece, essendo già di suo molto
astratta, aveva bisogno di un linguaggio
più concreto e che andasse dritto al punto. In ogni caso, Deborah riesce ad
essere padrona della sua scrittura e anche dell’organizzazione della trama,
perciò la resa riesce sempre ad essere soddisfacente.
Anche questo secondo libro attinge a fatti, luoghi e
personaggi storici, modificandoli ai fini della trama. In questo l’autrice
riesce a fare un grande lavoro, che fa percepire tutta la ricerca che c’è
dietro. Le informazioni storiche vengono interiorizzate così bene dall’autrice da
creare una narrazione che fonde in modo incredibilmente naturale e credibile
realtà e finzione.
Scegliere di trattare della storia dei nativi americani e
della loro lotta dà a questa storia quell’elemento di particolarità che la pone
in un’ottica di maggiore impatto sul lettore, che viene colpito proprio per
l’inusualità dell’argomento. Il racconto di costumi, usi e lingua dei nativi,
il racconto della loro lotta e resistenza, ci affascina, dà forza alla
narrazione e mantiene viva la memoria di un popolo, anzi, di tanti popoli,
facendoci riflettere sul passato, portando a noi un ricordo che si spera potrà
fare lasciare un segno e fungere da monito.
Come piume nel mare non è uno di quei libri che capisci
di amare alla prima pagina, ma racconta una storia che ti colpisce nel tempo,
nel proseguire del suo racconto. Arrivata alla fine, travolta dall’intensità
della storia e delle emozioni che ha saputo suscitare, ho capito che questa è
una di quelle storie che in qualche modo ti cambia e ti marchia dentro, che è proprio
quello che cerco nelle storie.
Io cerco storie che ti stupiscono, ti travolgono, mettono
sotto sopra le tue emozioni e ti cambiano dentro. Come questa storia. Ecco
perché, anche se all’inizio non lo sapevo e anche se nel mezzo non lo credevo
ancora, alla fine ho capito che per me questa storia merita il massimo dei
voti. L’intensità che arriva alla fine è soverchiante, le lacrime di gioia e commozione,
miste a dolore e tristezza, si fondono, esplodono, ti appannano gli occhi, e
intanto il cuore è felice, ma piange.
Come piume nel mare è una storia che ti travolge con la
sua graduale profondità, che ti commuove con il suo racconto di sacrifici, lotte,
coraggio, amore e libertà. Consigliatissima.
A volte
succedono delle cose, ci sono degli eventi, su cui non possiamo avere
controllo. Nonostante gli sforzi, le lotte, i sacrifici e il sangue versato, ci
sono circostanze che sfuggiranno sempre al nostro volere. E forse il segreto è
solo imparare ad avere la forza di accettare di non essere onnipotenti.
Possiamo solo imparare a fare del nostro meglio. Siamo esseri umani spezzati,
Vane. Tutti noi, nessuno escluso. Siamo solo anime alla deriva alla ricerca di
un luogo, di una persona con cui sentirci a casa.
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