Recensione HUNGER GAMES - BALLATA DELL'USIGNOLO E DEL SERPENTE di Suzanne Collins

Buongiorno lettori e lettrici,
oggi vi parlo di Hunger Games- Ballata dell’usignolo e del serpente, prequel della trilogia di Hunger Games di Suzanne Collins. Il libro è uscito nel 2020, ma adesso è ritornato alla ribalta grazie all’uscita del film. Io l’ho letto poco prima del film e ne sono rimasta conquistata. Un libro profondo, maturo, che cela riflessioni e messaggi più importanti. Potete leggerlo anche senza conoscere la trilogia. A seguire ve ne parlo.

Titolo: Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente
Autrice: Suzanne Collins
Data di pubblicazione: 19 maggio 2020
Editore: Mondadori
Pagine: 476
Trama
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

Recensione

Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente è il prequel della trilogia Hunger Games. Ambientato sessantaquattro anni prima della trilogia, ci racconta la storia di Coriolanus Snow, che abbiamo conosciuto in precedenza come tirannico presidente di Capitol City.

Il prequel di Hunger Games ci porta a conoscere il giovane Coriolanus Snow e il suo vissuto, passando attraverso tappe significative per la sua evoluzione in senso negativo, con uno sguardo alla nazione di Panem e agli Hunger Games, così com’erano un tempo, quando si avviavano a diventare quelli che abbiamo conosciuto nella trilogia.

La prima cosa che colpisce di questo prequel è la sua simbolicità, la sua capacità di raccontare vicende che hanno un significato ulteriore rispetto a quello più superficiale, in cui la storia è usata come espediente per farci riflettere e lasciarci un messaggio.

Perché Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente porta riflessioni sulla natura umana, sulla guerra, sul potere, sul controllo, sulla vita e sulla morte. È una storia che riesce a raggiungere un’incredibile profondità, ma non dimentica di intrattenere il lettore.

Il diciottenne Coriolanus appartiene alla ricca famiglia degli Snow, influente a Capitol City, ma ora caduta in rovina a causa della guerra tra la capitale e i distretti, verificatasi anni prima.

Dopo i Giorni Bui, che hanno visto anche la morte dei genitori di Coriolanus, il ragazzo è rimasto solo con sua nonna e sua cugina. La vita, però, è difficile per chi, come loro, vive in miseria e a stento riesce a trovare qualcosa da mangiare. Ancora più difficile quando la propria miseria non può essere mostrata, quando fingere che nulla sia cambiato diventa uno degli obiettivi principali.

Quando a lui e ad altri ragazzi dell’Accademia di Capitol City viene assegnato il ruolo di mentori per i ventiquattro tributi che si sfideranno nei decimi Hunger Games, per il ragazzo sembra presentarsi l’occasione per salvare la propria famiglia e i propri studi.

A lui, però, viene assegnato il tributo donna del distretto 12, non uno di quelli che potrebbe vincere gli Hunger Games. Lucy Gray Baird, invece, riesce a superare tutte le aspettative negative, dimostrandosi a poco a poco una ragazza interessante, piena di sorprese, in grado di conquistare il pubblico e, forse, di cavarsela negli Hunger Games.



Il prequel di Hunger Games, dividendosi in tre parti, ci racconta il prima dei giochi, con il racconto della vita di Coriolanus nella capitale e la preparazione ai giochi, poi passa a raccontarci dei decimi Hunger Games e infine ci racconta le vicende successive ai giochi.

In questi passaggi, è evidente l’intenzione della storia di ricostruire il ritratto di un personaggio attraverso il suo vissuto, con uno sguardo sempre attento al suo carattere, lasciando da parte l’attenzione all’azione degli Hunger Games, prevalente nella trilogia, per restituirci una storia più profonda, ma comunque attenta all’intrattenimento degli eventi raccontati.

Ballata dell’usignolo e del serpente è un libro che tende ad essere lento, proprio per la sua attenzione al protagonista, eppure riesce a raccontare eventi che tengono incollati alle pagine, che risultano interessanti, coinvolgenti, in grado di emozionare in tanti modi diversi. La suggestione degli eventi è dovuta anche al loro simbolismo, al significato ulteriore a cui rimandano, perché ognuno nasconde una lettura ulteriore, in grado di restituirci il senso più profondo di questa storia.

Coriolanus è un protagonista interessante da leggere, che viene indagato attentamente, raccontato attraverso pensieri e azioni, nel bene e nel male, attraverso le difficoltà della sua vita, ma anche la sua visione del mondo che vive, che è condizionata, contaminata, distorta, ma estremamente suggestiva.

Se questo è il racconto della nascita di un cattivo, sarebbe normale aspettarsi di provare odio verso il suo protagonista, eppure questa storia ci spinge a conoscerlo tra sensazioni contrastanti, puntando più a farci riflettere sul suo carattere, seguendolo in progressione, che a farci prendere posizione in modo netto.

È evidente, comunque, che Coriolanus sia lo specchio di Capitol City, di questa capitale che si erge sui distretti e da qui controlla, prende decisioni, usa la forza, la violenza e l’oppressione. Coriolanus potrebbe diventare una persona migliore, potrebbe fare la differenza sulla base di ciò che vive nel corso di questa storia, eppure non è questo che accade. Perché lui è un cittadino di Capitol e ingenuamente appoggia la visione della capitale. Anche quando gli vengono messe davanti le crudeltà di quel potere, anche quando vede e capisce che alcune cose non vanno, si convince che è necessario che le cose vadano così. Coriolanus fa di tutto per preservare l’ordine che ha sempre conosciuto, ma soprattutto per preservare se stesso, che in fin dei conti rappresentano la stessa cosa. In fondo tutto ruota attorno a lui, al suo prestigio, alla sua considerazione. È evidente che Coriolanus si sente superiore, ma anche che sente di dover preservare quella superiorità, per questo motivo anche le azioni più discutibili possono essere giustificabili, per lui, soprattutto quando alla base ci sono paure e incertezze.

Coriolanus viene raccontato nella sua evoluzione, lasciando spazio alle sue riflessioni su ciò che accade, pur con gli esiti che conosciamo. Interessante in  questo senso anche il personaggio di Lucy Gray Baird, simbolo di possibile cambiamento e di rivoluzione, da sola, ma che tira fuori anche un altro lato di Coriolanus, che ci mostra le possibilità di una direzione diversa, per lui e per tutti. Il legame con Lucy Gray si fa sempre più complesso e Coriolanus riflette e agisce di conseguenza, non senza dubbi.

Sebbene il legame tra i due faccia pensare a del romanticismo, ciò che realmente la storia vuole raccontare, attraverso questo rapporto, è qualcosa di più complesso, che sarebbe riduttivo e non corretto definire con il termine di “amore”.  Il loro è un sentimento complesso, complicato, apparentemente dolce, anche bello da seguire, ma che nel profondo nasconde delle problematicità, che sono le stesse che questa storia ci vuole raccontare. Volutamente ambiguo e contrastante nelle sue intenzioni, volutamente inquinato sotto la sua gradevole apparenza, questo rapporto è capace di trascinare il lettore, di arricchire la storia di ulteriore significato e di contribuire alla chiave di letture finale di questa storia.

È proprio sul finale che si raggiunge il culmine e che i significati più profondi emergono con tutta la loro potenza. Un finale destabilizzante, che colpisce e ferisce, che si presta a interpretazioni e riflessioni capaci di imprimersi nella mente del lettore, anche dopo la lettura.

L’altro personaggio importante della storia, per ciò che rappresenta, è Seianus, un ragazzo che frequenta l’accademia, che appartiene ad una famiglia dei distretti che si è arricchita ed è riuscita a risiedere e trovare prestigio a Capitol City. Il suo personaggio è la controparte buona di Coriolanus, rappresenta il tentativo di ribellione ad un sistema che non funziona e che non viene denunciato.

Poi ci sono la fame e l’assenza o presenza di cibo, che rappresentano un filo conduttore di questa storia, in linea con il titolo. Una storia che si arricchisce raccontandoci la nascita della ghiandaia imitatrice, simbolo di Katniss e della rivolta nella trilogia, ma anche la nascita della canzone The Hanging Tree, ascoltata nel film.

Suzanne Collins dimostra grande studio dietro questa storia, a partire dai nomi dei personaggi (nomen omen per il loro destino), fino alle riflessioni sullo stato di natura (e qui si vede l’Illuminismo). Nulla è lasciato al caso, ogni elemento di questa storia ha dietro rimandi più profondi e complessi, non sempre facili da decifrare, sicuramente non per tutti.

Un libro che diventa un tutt’uno non solo con la trilogia ma anche con i film che l’hanno portata sullo schermo. Un prequel tutt’altro che inutile, che arricchisce la conoscenza su questo mondo e lo fa in una chiave diversa, più ampia e più matura. Vale la pena leggerlo, anche se non si conosce la trilogia.

Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente è un libro di una incredibile profondità, che costruisce sapientemente la propria narrazione, unendo simbolicità degli eventi e intrattenimento, prendendo spunto dalla romanità, dall’illuminismo e dalle sue riflessioni sullo stato di natura, portandoci messaggi forti attraverso il racconto del suo protagonista, così riuscendo a suscitare riflessioni su tematiche importanti.

Per me, una delle letture migliori di sempre.

 il mio voto


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